L’isola di Hvar (Lesina) evoca nell’immaginario collettivo immagini di baie incontaminate, architetture veneziane baciate dal sole e un’atmosfera glamour. Sebbene l’isola di Hvar, Croazia, sia oggi rinomata per la sua vibrante vita notturna e il suo prestigio internazionale, esiste un’anima più profonda e antica che emerge con straordinaria potenza durante la Settimana Santa. Nella notte tra il Giovedì e il Venerdì Santo, quando le luci della mondanità si spengono, l’isola rivela il suo volto più autentico attraverso un rito secolare di devozione popolare: la processione Za križen, ovvero “Seguendo la Croce”.

Una tradizione di cinque secoli

Questo evento non è una semplice rievocazione folcloristica, ma un atto di fede vissuto e partecipato, le cui origini si perdono da oltre cinquecento anni, radicandosi profondamente nel XVI secolo. La processione Za križen è un rito complesso che coinvolge simultaneamente sei diverse comunità situate nella parte centrale dell’isola: Jelsa, Pitve, Vrisnik, Svirče, Vrbanj e Vrboska. Si tratta di un legame indissolubile che unisce questi paesi in una rete di preghiera e tradizione, un’eredità spirituale tramandata ininterrottamente di generazione in generazione, sopravvissuta a guerre, cambiamenti politici e trasformazioni sociali.

Lo svolgimento di un rito comunitario

Il rito ha inizio la sera del Giovedì Santo, quando sei processioni partono contemporaneamente dalle rispettive chiese parrocchiali. Ciascuna processione è guidata da un portacroce (il križonoša), una figura centrale che rappresenta l’intera comunità. Portare la croce è considerato un onore immenso, un voto o una grazia ricevuta, tanto che il “diritto” di ricoprire questo ruolo viene spesso prenotato dalle famiglie con decenni di anticipo. Il portacroce, talvolta scalzo, guida i suoi fedeli in un cammino penitenziale che dura l’intera notte, coprendo un percorso circolare di circa venticinque chilometri.

Il lungo corteo visita, secondo un ordine prestabilito, le chiese degli altri cinque paesi coinvolti, fermandosi in ognuna per un momento di preghiera. La sacralità del rito è scandita dai canti: un gruppo di cantori intona il Gospin plač (il Lamento della Madonna), un suggestivo canto dialogato in latino ecclesiastico e vernacolo locale, la cui melodia struggente risuona nei vicoli e tra gli uliveti per tutta la notte. Le processioni seguono itinerari studiati per non incontrarsi mai, aggiungendo un elemento di mistica tensione al pellegrinaggio. All’alba del Venerdì Santo, ogni processione fa ritorno alla propria chiesa madre, dove il portacroce conclude il suo voto correndo gli ultimi passi prima di inginocchiarsi davanti all’altare.

Più che una processione, un patrimonio vivente

Ciò che rende Za križen un evento straordinario è l’assoluta fusione tra l’elemento religioso e quello popolare. L’intera isola partecipa: chi non cammina, attende nelle chiese illuminate o lungo le strade, preparando ristori per i pellegrini. È un momento di coesione sociale che trascende il singolo atto di fede. Proprio per questa sua unicità e per il profondo legame identitario che rappresenta, la processione Za križen è stata iscritta nel 2009 dall’UNESCO nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. In quella notte, l’isola di Hvar si spoglia della sua veste moderna per mostrare il suo cuore antico, un testamento vivente di devozione comunitaria che si rinnova immutato nel tempo.