L’isola di Krk, nel cuore del Golfo del Quarnaro, è una destinazione che sfida le definizioni semplicistiche. È la terra dei primati: la più grande isola dell’Adriatico (un titolo che contende per pochi metri quadri con la vicina Cres) e, grazie al suo ponte monumentale, la più accessibile. Questa facilità di accesso, tuttavia, non deve trarre in inganno. Spesso considerata solo un comodo preludio alle isole più meridionali della Dalmazia, l’isola di KRK è in realtà un micro-continente, un “continente d’oro” (Insula Aurea), come la definirono i Romani, non solo per la ricchezza dei suoi prodotti, ma per la densità delle sue esperienze. In un’area relativamente contenuta, si passa da vivaci centri turistici a borghi medievali in pietra, da baie accessibili e attrezzate a calette selvagge, da altopiani carsici spazzati dalla bora a valli fertili dove prosperano vigneti unici. Comprendere Krk significa dedicare tempo alle sue molteplici anime: quella storica, quella balneare e quella gastronomica, intrecciate in un arazzo di rara complessità.

Un ponte verso la storia: l’identità dell’isola

L’identità di Krk è stata plasmata da due elementi fondamentali: la sua posizione strategica e, in epoca moderna, il suo collegamento con la terraferma. Prima ancora dei Romani, l’isola era un bastione dei Liburni, abili navigatori illirici. Furono i Romani, tuttavia, a coglierne il potenziale, fondando la Splendidissima Civitas KuriKtarum (l’odierna città di Krk) e trasformando l’isola in un importante municipio. Fu la ricchezza delle sue foreste (allora abbondanti), dell’olio e del vino a farle guadagnare l’epiteto di “Insula Aurea”.

Dopo la caduta di Roma, l’isola divenne un crocevia di influenze bizantine e, successivamente, vide l’arrivo delle popolazioni slave. Ma il periodo che più di ogni altro ha definito il carattere di Krk è stato il Medioevo, sotto il dominio dei conti Frankopan. Questa fu una delle famiglie nobili più potenti della Croazia, e da Krk, loro feudo originario, estesero la loro influenza su vasta parte della costa adriatica. La loro eredità è impressa nelle mura, nei castelli e nelle chiese di quasi ogni borgo. L’isola fu poi veneziana per secoli, un periodo che ne plasmò l’architettura civile, prima di passare all’Impero Austriaco, a un breve interludio italiano, alla Jugoslavia e infine alla moderna Croazia. Ognuno di questi passaggi ha lasciato uno strato culturale e linguistico, arricchendo il patrimonio locale.

La vera rivoluzione moderna è avvenuta nel 1980 con l’inaugurazione del Krčki Most, il ponte di Krk. Questa struttura imponente, con i suoi due archi in cemento armato ha trasformato l’isola in una penisola di fatto, annullando l’isolamento psicologico e fisico. Ha reso Krk la porta d’ingresso non solo del Quarnaro, ma anche la sede dell’aeroporto internazionale di Rijeka (Fiume), situato strategicamente proprio nella parte settentrionale dell’isola, vicino a Omišalj. Questa accessibilità ha un doppio volto: ha favorito uno sviluppo turistico rapido, specialmente nei centri settentrionali come Malinska e Njivice, ma ha anche permesso di preservare l’autenticità dei villaggi interni e della costa meridionale, più aspra e selvaggia.

Krk: il cuore millenario

Il viaggio alla scoperta dell’isola non può che iniziare dal suo capoluogo omonimo, la città di Krk (l’italiana Veglia). Questo centro abitato è un compendio di duemila anni di storia urbana, un luogo dove le fondamenta romane affiorano sotto le architetture medievali e le eleganti aggiunte veneziane. L’impronta romana è ancora perfettamente leggibile: l’attuale via J. J. Strossmayera non è altro che l’antico Decumanus Maximus, mentre la via che sale alla cattedrale ricalca il Cardo.

Il cuore della città vecchia è un labirinto di vicoli lastricati, protetto da mura imponenti che sono state rinforzate e modificate in ogni epoca. Tutta la vita converge verso il complesso della Cattedrale dell’Assunta. Non si tratta di un singolo edificio, ma di un agglomerato architettonico cresciuto nei secoli come un organismo vivente. La cattedrale, una basilica romanica a tre navate costruita su fondamenta termali romane, è affiancata dal campanile con la sua iconica cupola a bulbo (aggiunta nel Settecento) e dalla Chiesa di San Quirino, un gioiello romanico a due piani, oggi sede del museo diocesano di arte sacra. Il museo custodisce opere di valore e testimonianze della liturgia locale, offrendo uno spaccato della ricchezza della diocesi di Krk.

Poco distante, affacciato sulla piazza Kamplin (un nome che deriva chiaramente dal latino campus, l’antico campo d’armi romano), sorge il Castello Frankopan (Frankopanski Kaštel). Questa fortezza, con i suoi torrioni massicci (ognuno con una storia e un nome diverso) e le sue mura merlate, non fu mai una residenza signorile lussuosa, ma una struttura puramente difensiva, il simbolo del potere militare dei conti sull’isola. Camminare lungo i suoi bastioni offre una prospettiva unica sui tetti della città e sul mare sottostante. Tra le cose da fare a Krk, perdersi in questo nucleo storico è l’esperienza fondamentale. Sotto alcuni locali moderni, come il celebre bar Volsonis, sono visibili i resti delle antiche mura romane e altari pagani, a testimonianza della stratificazione ininterrotta di questa città.

Vrbnik: il custode del glagolitico e del vino

Se Krk è il cuore amministrativo e storico, Vrbnik (Verbenico) è la sua anima più poetica e spirituale. La sua posizione è tra le più spettacolari dell’Adriatico: il villaggio è arroccato in modo quasi irreale su una scogliera calcarea che cade a picco sul mare per quasi cinquanta metri. Il suo profilo, un grappolo compatto di case in pietra grigia che si stringono attorno all’alto campanile della chiesa parrocchiale, è un’immagine iconica, specialmente se vista dal mare o dal punto panoramico sulla strada d’accesso.

Ma Vrbnik non è solo bellezza paesaggistica; è stata per secoli la roccaforte della cultura glagolitica. Il glagolitico è l’antica scrittura slava, introdotta dai santi Cirillo e Metodio, e l’isola di Krk, in particolare Vrbnik, fu un centro nevralgico per i monaci e i preti amanuensi (i popi glagoljaši) che la utilizzavano per preservare la liturgia e i testi legali in lingua locale. Fu un atto di notevole autonomia culturale e religiosa di fronte al latino dominante. Ancora oggi, camminando nei suoi vicoli stretti, si possono trovare iscrizioni, copie e calchi di questi antichi caratteri. Per un’esperienza curiosa, si può cercare la via “Klancic“, considerata una delle strade più strette del mondo, un passaggio angusto tra due case dove a stento passa una persona.

Oggi, il nome di Vrbnik è indissolubilmente legato al suo “nettare dorato”: il Vrbnička Žlahtina. Questo vino bianco secco, fresco, floreale e dalla spiccata mineralità, è un vanto dell’isola. Il vitigno autoctono Žlahtina (“nobile”) cresce quasi esclusivamente nel fertile campo di Vrbnik (Vrbničko polje), un altopiano protetto che si estende ai piedi del villaggio. La visita a Vrbnik non è completa senza una sosta in una delle sue numerose cantine (konobe), spesso scavate direttamente nella roccia sotto le case, o presso la grande cantina cooperativa PZ Vrbnik, per una degustazione di questo vino unico, magari accompagnato dal pecorino locale e dal prosciutto crudo (pršut) accarezzato dalla bora.

Ounat e l’oasi di pace di Košljun

Spostandosi lungo la costa meridionale, si incontra la vasta e protetta baia di Punat (Puntarska draga). Questo specchio d’acqua, che assomiglia quasi a un lago per la sua forma chiusa, ospita il più grande e antico marina dell’Adriatico settentrionale, rendendo Punat un centro nevralgico per la nautica da diporto. La cittadina è piacevole, con le sue spiagge attrezzate e un lungomare curato, ma la vera perla di questa baia si trova esattamente al suo centro.

Al centro della baia sorge l’isolotto di Košljun (Cassione), un’oasi di silenzio e spiritualità che copre appena sei ettari di superficie. Raggiungibile in pochi minuti con un servizio di taxi-boat dal molo di Punat, Košljun è abitato esclusivamente da una comunità di frati francescani. L’isolotto è un monumento culturale e naturale: un fitto bosco di lecci e pini marittimi, un vero polmone verde, circonda il monastero del XV secolo. La visita (per la quale è richiesto un abbigliamento consono che copra spalle e ginocchia) permette di accedere alla chiesa dell’Annunciazione, al chiostro rinascimentale e a un sorprendente museo. Quest’ultimo è un gabinetto delle curiosità, una wunderkammer che raccoglie una vasta collezione etnografica (costumi tradizionali, attrezzi agricoli dell’isola), reperti archeologici, una sezione zoologica e, soprattutto, una biblioteca monumentale. La biblioteca custodisce oltre trentamila volumi, inclusi rari incunaboli glagolitici e un magnifico atlante tolemaico del Cinquecento. Una visita a Košljun è un’esperienza che sospende il tempo, un tuffo nella quiete in netto contrasto con la vivacità della costa.

Baška: la valle della luna e la culla della lingua

Continuando verso l’estremità meridionale dell’isola, si raggiunge Baška (Bescanuova). L’arrivo stesso è un’esperienza drammatica. Per raggiungerla si deve valicare l’altopiano carsico centrale, un paesaggio aspro, quasi lunare (noto come “Plato Mjeseca” o Altopiano della Luna), spazzato dalla bora, dove gli unici segni di vita sono i muretti a secco (gromače) costruiti con pazienza millenaria e le greggi di pecore. Improvvisamente, la strada scende vertiginosamente verso una valle verdeggiante che termina in una delle baie più celebri dell’Adriatico.

Baška è fondamentale per due ragioni. La prima è storica e identitaria per l’intera nazione croata. Nel vicino villaggio di Jurandvor, all’interno della chiesetta romanica di Santa Lucia (Sveta Lucija), fu ritrovato nel 1851 uno dei documenti più importanti della storia croata: la Bašćanska ploča, la Lapide di Baška. Questa lastra di pietra calcarea, datata intorno al 1100, è il più antico documento in cui il titolo di un sovrano croato, Re Zvonimir, viene menzionato in lingua croata (scritta in caratteri glagolitici). L’originale è custodito all’Accademia delle Scienze di Zagabria, ma una copia fedele è visibile nella chiesa, rendendo Jurandvor un luogo di pellegrinaggio culturale.

La seconda ragione della fama di Baška è la sua spiaggia: la Vela Plaža (“Spiaggia Grande”). Si tratta di una mezzaluna di quasi due chilometri di finissimo ghiaietto bianco, bagnata da un mare turchese poco profondo. È la spiaggia “da cartolina” per eccellenza, insignita della Bandiera Blu, attrezzata, vivace e spesso affollata. La sua bellezza scenografica, incorniciata dalle montagne brulle, è innegabile e la rende una destinazione primaria per le famiglie. Il lungomare che la costeggia è ricco di ristoranti, caffè e attività.

croatia-229017_1280L’isola interna: silenzio e geologia

Troppo spesso i visitatori si concentrano sulla linea costiera, dimenticando che l’entroterra di Krk nasconde gemme di rara autenticità. Il villaggio di Dobrinj, ad esempio, è uno degli antichi castelli (Kašteli) dell’isola, l’unico a non essere situato direttamente sul mare. Sorge su una collina a circa 200 metri di altezza, dominando la fertile valle sottostante e la baia di Soline. Come Vrbnik, fu un importante centro glagolitico e ha conservato un’atmosfera sospesa nel tempo, con i suoi vicoli stretti e la sua imponente chiesa parrocchiale di Santo Stefano.

Non lontano da Dobrinj, vicino al villaggio di Rudine, si trova una delle principali attrazioni naturalistiche dell’isola: la grotta Biserujka (Grotta della Perla). Sebbene non sia di grandi dimensioni (è lunga circa 110 metri), è riccamente adornata di concrezioni calcaree, stalattiti e stalagmiti. La sua fama è legata a una leggenda locale che narra di un tesoro di pirati nascosto al suo interno. Oggi è illuminata in modo suggestivo e facilmente visitabile, offrendo un’ottima alternativa nelle giornate troppo calde o di pioggia.

Sempre in questa zona si trova la baia di Soline, un’insenatura profonda e dalle acque bassissime e calde. L’area di Meline, in fondo alla baia, è famosa per i suoi fanghi terapeutici (peloidi). È comune vedere bagnanti ricoperti di questo fango scuro, che si lascia essiccare al sole, noto per le sue proprietà benefiche per la pelle e per i dolori reumatici.

Un reticolo di sentieri: l’anima attiva dell’isola

Una delle cose da fare a Krk più gratificanti è esplorarla a piedi o in bicicletta. L’isola è attraversata da un reticolo di oltre 500 chilometri di sentieri segnalati, che collegano i villaggi costieri con l’entroterra, passando attraverso uliveti, muretti a secco e boschi di lecci. Per gli appassionati di trekking, le opzioni sono infinite. I sentieri che circondano Baška sono particolarmente spettacolari, come l’escursione che sale all’Altopiano della Luna, offrendo panorami vertiginosi sulla baia e sulle isole vicine (Prvić e Rab). Un altro percorso magnifico è quello che collega Baška a Stara Baška, un sentiero costiero impegnativo ma di una bellezza selvaggia.

Anche gli appassionati di ciclismo trovano a Krk un terreno ideale. Esistono percorsi per ogni livello, dalle tranquille strade asfaltate dell’entroterra, perfette per la bici da corsa, ai sentieri sterrati più tecnici per la mountain bike. La “Transversale Ciclistica di Krk” è un percorso che attraversa l’intera isola, da Omišalj a Baška, permettendo di scoprire la diversità dei suoi paesaggi in modo sostenibile e attivo.

Oltre le spiagge note: la ricerca delle baie selvagge

È importante chiarire che, come la maggior parte della costa croata, Krk non è un’isola di sabbia caraibica. Le sue spiagge sono prevalentemente di ciottoli (šljunak), ghiaia fine o scogli piatti. La Vela Plaža di Baška è ciò che più si avvicina a una spiaggia “sabbiosa”, sebbene si tratti di ghiaietto minuto. Esistono alcune piccole baie sabbiose, come quella di Klimno (nella baia di Soline), ma la vera ricchezza balneare dell’isola risiede altrove.

La vera anima marittima di Krk si trova nelle sue calette nascoste, spesso accessibili solo via barca o tramite sentieri scoscesi. La zona di Stara Baška (Vecchia Bescanuova) è forse la più emblematica. Questo minuscolo villaggio di pescatori, raggiunto da una strada stretta e panoramica, offre alcune delle baie più spettacolari. Qui, le pendici brulle della montagna si tuffano nel mare, creando insenature di ciottoli bianchi (come la celebre spiaggia di Oprna, raggiungibile con un sentiero molto ripido o via mare) bagnate da un’acqua trasparentissima.

Altra perla è la spiaggia di Potovošće, situata non lontano da Vrbnik. Si raggiunge dopo alcuni chilometri di strada (in parte sterrata) e una breve passeggiata, ma la ricompensa è una baia profonda di ciottoli bianchi, circondata dalla macchia mediterranea e con una vista aperta sul canale.

Malinska, Njivice e la costa occidentale

La costa occidentale e settentrionale dell’isola offre un carattere diverso, più turisticamente sviluppato e orientato ai servizi. Località come Malinska e Njivice, un tempo piccoli villaggi di pescatori, si sono trasformate in centri turistici molto organizzati. Malinska, situata in un’ampia baia boscosa e protetta dai venti, offre un lungomare curato (la “Passeggiata del Paradiso”), spiagge attrezzate (spesso piattaforme in cemento alternate a piccole baie di ghiaia) e una vasta scelta di ristoranti, hotel e locali. È una destinazione molto apprezzata dalle famiglie e da chi cerca una vacanza comoda e servita.

Il sapore dell’isola: un viaggio gastronomico

Un viaggio a Krk sarebbe incompleto senza un’immersione nei suoi sapori, che sono il risultato diretto del suo territorio aspro e generoso. Tra le cose da fare a Krk, sedersi in una konoba (la tradizionale taverna a conduzione familiare) è un’esperienza culturale. Il re indiscusso della gastronomia locale è l’agnello di Krk (Krčka janjetina). Queste pecore, di una razza autoctona, pascolano libere sugli altopiani carsici, specialmente nelle zone di Baška e del ponte. La loro carne acquista una sapidità unica e un aroma inconfondibile perché la bora, il vento freddo del nord-est, deposita una patina di sale marino sulla vegetazione spontanea (principalmente salvia, timo ed elicriso) di cui si nutrono.